Biondi, tutta l’espressione dell’Etna in vini d’eccellenza

di Ilaria Castodei

Biondi, tutta l’espressione dell’Etna in vini d’eccellenza.

 

Sul versante sud-est dell’Etna, a Trecastagni, a pochi chilometri da Catania, sorge l’Azienda Agricola Biondi che produce vini dalla riconoscibile qualità dettata dalla volontà e dalla ricchezza dei terreni vulcanici.

Una storia aziendale lunga un secolo

A raccontarci la storia di Biondi è la sua anima, Ciro Biondi: “I vitigni sono della mia famiglia già dal 1600, ma solo alla fine del XIX secolo fu fondata l’azienda”. La storia vuole che fu il nonno Cirino, curatore delle piante, insieme con lo spirito imprenditoriale del fratello Salvatore a portare in auge il nome Biondi nel mondo dell’enologia italiana e mondiale vincendo anche numerosi premi e riconoscimenti. Purtroppo poi, con la prematura scomparsa del prozio, l’azienda si accasciò convertendosi ad una mera produzione di vino sfuso, molto in voga nei primi decenni del ‘900.

Successivamente la palla passò al padre di Ciro, che però non ha potuto adeguarsi alle nuove norme post-belliche che regolamentavano questo tipo di attività; così, azienda e vitigni, rimasero su un livello basilare di produzione esclusivamente locale: si tennero le parti più basse delle vigne che erano più semplici da trattare, abbandonando quelle più alte che però sono espressione di una più alta qualità. Tutto ciò fino a quando Ciro Biondi ne ha preso le redini nel 1999, insieme alla moglie Stephanie, riscoprendo l’enorme potenziale del terroir vulcanico e dei suoi vitigni autoctoni.

Ciro Biondi e la sua riconversione, personale ed aziendale

Di tutt’altra estrazione accademica, Ciro dall’architettura è passato all’enologia per amore e passione per la sua terra e per l’ottimo vino che questa può offrire.
Con l’obiettivo di produrre vino di alta qualità, inizialmente ha dovuto puntare sull’ordine e la pulizia dei terreni abbandonati ma pienamente vocati alla viticultura, per poi passare alla vera e propria produzione. Da neofita Ciro si è affidato in principio ad un esperto enologo del luogo con l’intento però di creare poi un prodotto più somigliante possibile alla sua visione; si mise quindi al lavoro preparandosi indipendentemente sul campo, su tutto ciò che riguardava le tecniche di produzione, fasi enologiche, agronomia, nonché un percorso che trasmettesse l’approccio e la filosofia stessa di chi ha il compito di produrre un vino d’eccellenza. “Mi sono voluto sentire produttore di vino a tutti gli effetti, quindi con l’apporto di un grande del settore, ovvero Cristiano Garella, un amico e rinomato enologo del nord Italia che ha seguito famosissime cantine, ho appreso tutto ciò che c’era da sapere sulle nostre vigne, le uve e la produzione”.
L’azienda Biondi conta oggi, oltre a Ciro e Stephanie, quattro dipendenti fissi che aumentano nei periodi più intensi di lavoro, come la vendemmia. Tutte le persone impiegate sono familiari e amici d’infanzia, quindi una azienda giovane fatta da persone in completa sintonia.

I vini Biondi: l’espressione del vulcano

Il vino Biondi ogni anno è diverso, nuovi profumi, altri sentori, e questo perché le condizioni pedoclimatiche in questo luogo sono sempre mutevoli di anno in anno. E’ importante e fondamentale dunque avere quella sensibilità per riconoscere il cambiamento e capire come può variare il vino in conseguenza delle mutazioni; allo stesso tempo bisogna essere abili ad esprimere nel miglior modo possibile quell’annata, tirando fuori tutto ciò che può avere di interessante. Questa abilità Ciro ce l’ha ed insieme a Manfredi, il nipote, riesce anno dopo anno nella caratterizzazione più concreta dei suoi vini.

“Noi siamo piccoli e amiamo essere piccoli”- dice Ciro -“perché queste diversificazioni si possono fare senza che ci sia nessuna interferenza dall’esterno. La nostra clientela è composta da persone con un livello culturale superiore rispetto alla conoscenza del vino e apprezza dunque queste differenze.
Particolarità non da poco, è che tutti i nostri vini sono vinificati insieme e con gli stessi metodi; ma assaggiando i due rossi si comprende qual è la differenza in una coltivazione sull’Etna: oltre alla tipologia di cultivar e l’enorme escursione termica diurna, anche la colata lavica che caratterizza il terreno ha la sua importante parte in causa; infatti in ogni eruzione e in ogni cratere la lava è chimicamente differente e quindi le radici che ci affondano estraggono sostanze organiche diverse di volta in volta diversificando di conseguenza anche il vino.
Sono dell’idea che il prodotto finale deve comunque somigliare a chi lo fa”- conclude Ciro- “ esprimendo dunque tutte le caratteristiche uniche di questo territorio per l’annata in questione. Quindi anche se, prima dell’imbottigliamento, mandiamo dei campioni in Piemonte dal nostro amico esperto enologo per avere un consiglio sulla produzione, l’ultima parola spetta sempre a noi Biondi.
Ma oramai l’esperienza e conoscenza è divenuta tale che per la maggior parte dei casi ci troviamo sempre d’accordo; e questo la dice lunga”.

 

 

Le vigne storiche e i vitigni autoctoni

I vini Biondi sono prodotti da uve autoctone distribuite su tre vigne terrazzate sul versante sudorientale del vulcano. In tutto circa 7 ettari di terreno coltivato: c’è Vigna Chianta (da “pianta” in dialetto siciliano) che si trova ad un’altitudine tra i 600 e i 700 m.s.l.m. su un cratere risalente al 125 a.C. e dove si trovano per la maggior parte le variètà di uve bianche Carricante, Catarrato e Minella; poi Cisterna Fuori ( chiamata così perché è in contrada Ronzini al centro della quale esiste una terrazza che raccoglie l’acqua piovana e riempie la cisterna che è ubicata al di sotto) su una bocca eruttiva gemella a quella di Chianta, la quale produce prevalentemente Nerello Mascalese e Cappuccio; infine San Nicolò che sorge su un cratere risalente a 12.000 anni fa e produce esclusivamente Nerello.
Quindi i vini Biondi sono delle “cru”, ovvero vini prodotti con uve esclusivamente provenienti da quelle specifiche particelle catastali.
La loro elegante etichetta, non solo raccoglie i nomi delle rispettive contrade, ma ne indica in piantina anche l’appezzamento della vigna di riferimento, che per inciso anno per anno aumenta per annessioni di particelle limitrofe.

I vini Biondi in Italia e nel mondo

La mole di produzione su base annua si aggira intorno alle 25000-30000 bottiglie (un po’ meno purtroppo in periodo pandemico).
Il 90% di questa è destinata all’estero e in particolar modo agli Stati Uniti, che ne sono dei grandi estimatori, poi Canada e in Europa in Inghilterra, Polonia, Danimarca, Belgio e, udite udite, anche in Francia, a volte proprio nella blasonata Borgogna.
In Italia Biondi distribuisce nelle enoteche più rinomate e botteghe specialistiche. Sempre presenti a manifestazioni come il Vinitaly, in qualità di produttori dell’Etna, ma la loro presenza in fiere e congressi è centellinata a seconda della filosofia e gli obiettivi dell’evento.

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