Cia: una provincia su cinque a rischio dazi per oltre 100 milioni di euro

I dazi statunitensi minacciano il settore agroalimentare in 21 province italiane, con Salerno e Milano tra le più vulnerabili per l’export di prodotti alimentari.

I dazi imposti dagli Stati Uniti potrebbero compromettere il settore agroalimentare in una provincia italiana su cinque. Secondo un’analisi condotta dall’Ufficio studi di Cia-Agricoltori Italiani, ben 21 province, su un totale di 107, risultano ad alto rischio, poiché le loro esportazioni di prodotti alimentari verso gli Stati Uniti superano i 100 milioni di euro.

Le province più vulnerabili

La provincia di Salerno emerge come la più vulnerabile, con un valore di esportazione che raggiunge i 518 milioni di euro. Questo valore è principalmente attribuibile all’export di ortofrutta lavorata e conserve di pomodoro, insieme a zucchero, cacao e vari condimenti. Milano occupa il secondo posto con 422 milioni di euro in spedizioni verso gli Stati Uniti, dove spiccano le bevande alcoliche da aperitivo. Cuneo, invece, si distingue per l’export di vini, con quasi 400 milioni di euro venduti negli USA dalle rinomate cantine dell’Albese, delle Langhe e del Roero, tra cui i celebri Barolo e Barbaresco. Poco distanti dal podio, Treviso e la Food Valley di Parma si attestano rispettivamente a 355 milioni e 306 milioni di euro, con il rischio che i dazi colpiscano in particolare i Consorzi di Parmigiano e Prosciutto, oltre alle conserve di pomodoro.

Situazione critica in Sardegna

Particolarmente preoccupante è la situazione delle province di Nuoro e Sassari, dove il 65% della produzione agroalimentare è destinato al mercato statunitense. Il Pecorino romano, prodotto in Sardegna per il 90%, è utilizzato dall’industria alimentare americana per insaporire snack come patatine in busta. Anche Grosseto si trova in una posizione vulnerabile, con un export di olio d’oliva che raggiunge i 236 milioni di euro, rappresentando il 71% delle vendite agroalimentari della provincia verso l’estero.

Impatto sulle province più piccole

Il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, ha messo in evidenza che anche province più piccole e rurali, con un valore di export inferiore ai 100 milioni di euro, potrebbero subire un impatto significativo. In queste aree, infatti, le conseguenze sui tessuti economici locali potrebbero essere più gravi rispetto a quelle di territori più ricchi, che hanno maggiori possibilità di diversificare i loro mercati.