La cultura del bere miscelato si trova di fronte a una sfida: mantenere i classici nella drink list o dare spazio a nuove creazioni? Il dibattito su questo tema coinvolge i protagonisti della mixology, con pareri contrastanti e approcci diversi.
La Difesa dei Classici
Giorgio Fadda, l’Esperto della Mixology
Con oltre 50 anni di esperienza, Giorgio Fadda, presidente dell’IBA, difende con fermezza l’inclusione dei cocktail classici nella drink list dei locali di ricerca. Per Fadda, i drink tradizionali rappresentano una garanzia di successo e offrono al cliente un’esperienza più ampia e coinvolgente.
Dario Comini e i Classici al Nottingham Forest
Titolare del rinomato Nottingham Forest, Dario Comini considera i cocktail classici come un punto di partenza fondamentale, sia per valutare le competenze del barman che per guidare il cliente alla scoperta di nuovi sapori. Comini sottolinea l’importanza di segnare in modo chiaro i classici nel menu, offrendo così al cliente un approccio strutturato alla mixology.
Salvatore Calabrese e l’Eterna Rilevanza dei Pilastri
Salvatore Calabrese, conosciuto come The Maestro nel mondo della mixology, enfatizza il ruolo imprescindibile dei classici nella cultura del bere miscelato. Sebbene riconosca l’evoluzione del pubblico e delle preferenze, Calabrese sostiene che i cocktail tradizionali rappresentano un patrimonio da preservare e valorizzare.
L’Incertezza sull’Inclusione
Luca Hu e la Variazione dei Gusti
Luca Hu, titolare di diversi cocktail bar a Milano, adotta un’approccio più flessibile riguardo alla presenza dei classici nel menu. Hu considera importante offrire una vasta gamma di drink popolari, ma evidenzia che la decisione di includere o meno i cocktail tradizionali dipende dal target di clientela e dalle tendenze del settore.
Antonio Tufano: Cangiante Innovazione
Antonio Tufano, imprenditore audace di Acerra, ha scelto di eliminare i classici dalla drink list del suo locale, optando per promuovere i cocktail originali della casa. Tufano si adatta alle preferenze dei giovani clienti, che dimostrano un’apprezzamento per bevande leggere e creative, rifuggendo dai drink più tradizionali.
In un panorama in continua evoluzione, dove la mixology si fonde tra tradizione e innovazione, la scelta di includere o escludere i cocktail classici dai menu dei locali rappresenta un dibattito vivo, intriso di sfumature e adattabilità alle mutevoli esigenze della clientela contemporanea.
