L’attenzione crescente verso l’origine territoriale dei vini italiani rappresenta una chiave fondamentale nel loro successo globale. Un recente studio del dottor Francesco Benatti, presentato durante il ventesimo concorso “Emozioni dal Mondo: Merlot e Cabernet Insieme” a San Pellegrino Terme, ha messo in luce come il legislator abbia deciso di valorizzare il territorio di provenienza piuttosto che la varietà di uva. Questo approccio ha profondamente influenzato la legislazione vinicola e la percezione del vino sia in Italia che all’estero.
valorizzare l’origine territoriale: una scelta strategica
L’importanza della legislazione vinicola
L’orientamento legislativo verso la valorizzazione dell’origine territoriale si è concretizzato nella creazione di due importanti categorie: le Denominazioni di origine protetta e le Indicazioni geografiche protette . Queste classificazioni hanno reso possibile che da una singola varietà di uva possano derivare diversi vini, ciascuno con caratteristiche uniche legate al proprio territorio. Esempi notabili includono i vini Barolo e Barbaresco, entrambi prodotti con uve Nebbiolo nelle Langhe piemontesi, ma con profili sensoriali nettamente distinti.
In Toscana, il Sangiovese ha dato vita a celebri denominazioni come Chianti e Brunello di Montalcino, che evidenziano come lo stesso vitigno, se coltivato in diversi ambienti, possa esprimere una varietà di sapori e profumi che ne esaltano le peculiarità legate al suolo, al clima e alle tecniche di vinificazione. Questo sistema favorisce anche una migliore riconoscibilità dei vini italiani nel panorama mondiale, permettendo ai consumatori di apprezzare non solo il prodotto, ma anche la storia e la tradizione che lo accompagna.
regole e normative delle denominazioni di origine
Struttura del sistema di denominazione
Il corretto funzionamento delle Denominazioni di origine è cruciale per mantenere l’integrità del mercato vinicolo. Le regole stabiliscono che il nome del vitigno non possa essere incluso nella denominazione di origine; allo stesso modo, il nome del territorio non deve comparire nel nome di un vitigno. Un esempio illuminante è quello del Prosecco, dove il vitigno è stato ribattezzato Glera per tutelare la denominazione legata al territorio di provenienza. Questo cambiamento ha garantito che l’identità del vino rimanga ben legata all’area di produzione.
La logica dietro questa scelta normativa è evidente: i nomi dei territori sono limitati da confini geografici precisi, mentre i vitigni possono essere coltivati in diverse località. Pertanto, impedire l’associazione di un vitigno a un’area specifica aiuta a evitare conflitti tra produttori e consente una maggiore flessibilità nella coltivazione.
controversie e sfide nelle denominazioni
Confitti territoriali e ripercussioni sul mercato
Malgrado i punti di forza del sistema di denominazione, le sue linee guida non sono sempre rispettate, portando a conflitti e confusione tra consumatori e produttori. Un caso emblematico è quello della denominazione “Erbaluce di Caluso”, che ha escluso l’uso del termine “Erbaluce” in altre località, creando problemi per chi desidera coltivare il vitigno senza associarlo a Caluso. Questo genere di restrizione può sfavorire i viticoltori di altre regioni, limitando le loro opportunità di mercato.
Altra controversia è quella legata al vitigno Montepulciano, il quale viene spesso confuso con il vino “Nobile di Montepulciano”, basato su una città toscana e non sul vitigno stesso. Questa ambiguità ha portato a malintesi che possono influire sulla percezione di qualità del prodotto.
Inoltre, casi come il “Moscato di Scanzo” di Bergamo, dove il nome della denominazione corrisponde al vitigno e include anche il nome del paese, rappresentano ulteriori problematiche. Queste situazioni non solo generano confusione tra i consumatori, ma possono anche ostacolare gli sforzi di marketing dei produttori, minando l’obiettivo di una chiara valorizzazione del vino e del suo legame con il territorio.
L’attenzione al territorio e la necessità di rispettare le normative sono oggi più cruciali che mai per preservare l’autenticità e la qualità del vino, garantendo ai produttori un mercato equo e ai consumatori un’esperienza chiara e informativa.