Il coriandolo, comunemente noto come “cilantro” o “prezzemolo cinese”, è un’erba della famiglia delle Apiacee, alla quale appartengono anche il cumino e il prezzemolo. Con un utilizzo che affonda le radici nella storia antica e un crescente interesse nella cucina contemporanea, il coriandolo sembra finalmente ottenere il riconoscimento che merita. Questo articolo esplorerà la storia, le proprietà e le diverse applicazioni gastronomiche di questa pianta, mettendo in luce il suo ruolo sia nel passato che nel presente.
Origini e utilizzi nella medicina antica
Un’erba dall’Antico Egitto ai Greci
Il coriandolo ha una storia affascinante che risale a millenni fa. Già nel 1550 a.C., era presente nel Papiro di Ebers, un’importante raccolta di conoscenze mediche dell’antico Egitto, dove veniva usato non solo come pianta aromatica ma anche per le sue proprietà terapeutiche. Durante le scoperte delle tombe egiziane, tra cui quella di Tutankhamon, sono stati trovati semi di coriandolo, evidenziando la sua rilevanza culturale e spirituale per gli antichi egizi.
La sua diffusione non si arrestò nelle terre egizie; i Greci già nel II millennio a.C. avevano iniziato a coltivarlo. Ippocrate, il noto medico dell’epoca, lo menzionava nel contesto della medicina tradizionale, utilizzandolo per curare vari disturbi. La pianta veniva anche impiegata nella preparazione di profumi, segno della sua versatilità e importanza economica e sociale.
Il coriandolo nell’epoca romana e il suo impiego in cucina
Tradizione culinaria nell’Impero Romano
Con l’espansione dell’Impero Romano, il coriandolo si diffuse ulteriormente. Marco Gavio Apicio, un famoso scrittore di ricette romane, ne menzionava oltre settanta ricette nelle sue opere. Il suo uso in cucina è stata ampiamente documentato, a testimonianza della sua popolarità tra le classi sociali romane, da quelle più agiate fino ai ceti poveri.
Le virtù salutari della pianta furono ulteriormente confermate dagli scritti di Dioscoride Pedano nel primo secolo d.C., il quale studiò le proprietà digestive e antinfiammatorie del coriandolo, sia nel suo uso interno che in preparati come unguenti e impacchi. Diversi reperti archeologici, tra cui alcuni provenienti dal sito di Pompei, hanno rivelato che i semi di coriandolo erano consumati in tutta l’area mediterranea, rafforzando la prova della sua popolarità e adattabilità nelle cucine dell’epoca.
L’ascesa del coriandolo nella cucina moderna italiana
Un’innovazione nei piatti tradizionali
Nelle cucine italiane, il coriandolo è stato a lungo un ingrediente sottovalutato. Tuttavia, negli ultimi anni ha guadagnato terreno, grazie a una crescente ricerca di sapori nuovi e innovativi. Attualmente, l’Italia è uno dei principali produttori mondiali di semi di coriandolo, con le regioni dell’Emilia Romagna e della Puglia che spiccano per qualità e quantità.
Il mercato globale ha anche visto un aumento dell’export delle varietà italiane, in particolare in Asia, dove il coriandolo italiano è apprezzato per le sue caratteristiche superiori. Nonostante questo, il coriandolo fresco rimane una rarità nei mercati locali; abitualmente, si trovano più facilmente i semi macinati, un ingrediente disponibile in ogni supermercato, e spesso utilizzato nelle preparazioni gastronomiche.
Utilizzi gastronomici e alla ricerca di nuovi sapori
Versatilità in cucina
Il coriandolo vanta un ampio ventaglio di utilizzi in cucina, spaziando dagli insaccati alle bevande alcoliche. I semi, dal sapore intenso e agrumato, vengono impiegati per insaporire prodotti tradizionali come la mortadella e specifici tipi di salsiccia, specialmente in Basilicata. Inoltre, è un aroma ricercato in cocktail come il gin, e le birre bianche, in particolare quelle belghe, sfruttano le qualità rinfrescanti del coriandolo.
La pianta si presta anche alla preparazione di zuppe, minestre, legumi e piatti a base di carne e pesce. La sua capacità di elevare il profilo aromatico delle verdure, in particolare dei cavoli e dei crauti, lo rende un elemento imprescindibile in molte ricette. Non soltanto negli alimenti salati, il coriandolo trova spazio anche nei dolci tradizionali, come il panforte di Siena, e addirittura nei biscotti.
Curiosità sul nome e sui tradizionali usi festivi
Una curiosità interessante riguarda l’associazione del nome “coriandolo” con il termine “coriandoli”, i piccoli pezzi di carta colorata lanciati durante il Carnevale. In origine, durante le celebrazioni del Rinascimento, si usavano confetti, ovvero semi di coriandolo glassati con zucchero. Sebbene la tradizione si sia evoluta, il termine è sopravvissuto, rimanendo legato a eventi celebrativi e festivi.
Il coriandolo, quindi, si presenta non solo come un ingrediente versatile e aromatico ma anche come una pianta con una delle storie più ricche e variegate, confermando il suo valore nella cultura mediterranea e oltre. La pianta non è solo un semplice aroma, ma una testimonianza vivente di tradizioni e utilizzi che si intrecciano nel tempo.