Dalla tradizione del Roero alla gastronomia di Napoli: vini piemontesi e cucina del Caracol si uniscono

Il Consorzio Tutela Roero presenta un viaggio sensoriale al ristorante Caracol, unendo vini delle colline cuneesi e cucina mediterranea in un evento unico a Bacoli.

La bellezza dell’Italia si rivela attraverso i suoi contrasti, come dimostrato dall’evento che ha avuto luogo il 15 maggio 2025 al ristorante stellato Caracol, situato a Bacoli, nei Campi Flegrei. Qui, il Consorzio Tutela Roero ha presentato un viaggio sensoriale che ha unito i vini delle colline cuneesi con i sapori del Mediterraneo, creando un dialogo tra terre diverse.

Un viaggio tra i vini del Roero e la cucina mediterranea

Il Roero, una regione vinicola che ha scelto di non rimanere nell’ombra dei suoi celebri vicini, ha intrapreso un tour che ha già toccato Roma e che proseguirà verso Milano e Bologna. L’obiettivo del direttore del Consorzio, Massimo Damonte, è chiaro: non solo promuovere i vini, ma anche comprendere come vengono percepiti in contesti diversi. Questo approccio mira a far emergere l’identità unica del Roero, che, pur essendo ancora poco conosciuta, ha una voce distinta da far sentire.

La geologia e la viticoltura del Roero

Situato in Piemonte, tra Langhe e Monferrato, il Roero si distingue per la sua complessità geologica. Le colline, caratterizzate da sabbia, calcare e argilla, offrono un habitat ideale per la viticoltura, che si fonde con una natura ricca di boschi e frutteti. I vini prodotti in questa area riflettono questa diversità, come dimostrato dall’Arneis, che si presenta elegante e minerale, e dal Nebbiolo, che qui assume una forma più gentile, ma altrettanto profonda.

Con una rete di 258 soci e oltre 1.300 ettari vitati, la produzione annuale supera gli 8 milioni di bottiglie, di cui il 60% destinate all’export. Questa coesione ha permesso al Roero di sviluppare un’identità che si basa sulla qualità piuttosto che sul clamore.

Un menù che celebra l’incontro tra mare e colline

La serata al Caracol non si è limitata a una semplice degustazione, ma ha rappresentato una prova di versatilità. Lo chef Angelo Carannante, con radici nei Campi Flegrei, ha concepito un menù che ha esaltato l’incontro tra i vini del Roero e i piatti di mare. Durante l’aperitivo, è stato servito il Roero DOCG Arneis Ritastè 2019 di Tibaldi, una bollicina fresca che ha accolto gli ospiti.

Il primo piatto, ventresca di tonno e spollichini, è stato abbinato al Roero Arneis 2024 di Marco Porello, un vino giovane e floreale che ha messo in risalto l’equilibrio tra grassezza e acidità. La serata ha continuato con tubetti rigati con anemoni e ricci di mare, accompagnati da un Arneis Riserva 2017 di Angelo Negro, un bianco che ha dimostrato di saper reggere piatti intensi.

L’evoluzione dei sapori e la ricerca dell’identità

Il risotto Carnaroli riserva San Massimo con gamberi ha trovato un perfetto abbinamento nel Roero DOCG 2022 di Gabriele Cordero, un Nebbiolo fresco e fruttato. Il piatto più sorprendente è stato, però, la spigola con insalatina di alghe, servita con un Roero DOCG 2001 “Printi” di Monchiero Carbone, un vino di vent’anni che ha affrontato con eleganza i sapori affumicati del piatto.

La serata si è conclusa con un dessert di nuvola di limone e alghe, mantenendo il tema dell’equilibrio e dell’ascolto reciproco tra i vini e i piatti. Questo evento ha rappresentato un’importante occasione per il Roero di raccontare la propria storia, non cercando di imitare, ma piuttosto celebrando la propria unicità e la bellezza del proprio territorio.