Le aziende vinicole italiane stanno lottando per ottenere pari condizioni operative rispetto ai concorrenti europei, specialmente in materia di denominazione dei vini dealcolati. L’Unione Italiana Vini ha evidenziato la situazione critica, dopo che il Ministero dell’Economia ha ritirato le norme sui vini dealcolati all’interno della proposta di decreto legislativo sulle accise. La richiesta è chiara: le imprese vogliono l’approvazione di regole che rispettino le pratiche già esistenti in altri paesi dell’Unione Europea. Questo articolo analizza le posizioni e le aspettative di Uiv in merito.
Il ritiro delle norme sul vino dealcolato
Una decisione controversa
Il recente ritiro delle norme riguardanti i vini dealcolati da parte del Ministero dell’Economia ha lasciato le aziende vinicole italiane in una posizione di incertezza. Queste imprese, che rappresentano un pilastro dell’economia nazionale, ritengono che le misure finora proposte fossero essenziali per garantire la competitività delle loro produzioni rispetto a quelle del resto d’Europa. Mentre il mercato del vino continua ad evolvere, diventando sempre più orientato verso prodotti con contenuto alcolico ridotto, la mancanza di un quadro normativo chiaro rischia di penalizzare le aziende locali.
Riflessioni sulla normativa comunitaria
Dal 2021, un Regolamento comunitario stabilisce che i vini dealcolati debbano essere etichettati come ‘vino dealcolizzato’ o ‘parzialmente dealcolizzato’. Questa normativa, che mira a garantire uniformità e chiarezza nel mercato europeo, impone quindi alle aziende italiane di rimanere aggiornate e di adeguarsi alle disposizioni, se non vogliono perdere terreno rispetto ai competitor europei. Il contrasto tra le normative italiane e quelle europee crea una disparità che Uiv sta cercando di colmare attraverso un dialogo costante con le autorità.
Le richieste di Uiv al Ministero dell’Agricoltura
Proposte fondamentali del settore
L’Unione Italiana Vini ha delineato una serie di proposte decisive per garantire la crescita del settore. Centrale è il processo di dealcolizzazione, che dovrà avvenire in aree specificatamente attrezzate per tale attività. Questo punto non soltanto garantirebbe la qualità del prodotto, ma anche un controllo rigoroso, indispensabile in un panorama normativo sempre più esigente. Inoltre, si suggerisce di vietare questa pratica per i vini a Denominazione di Origine Protetta e Indicazione Geografica Protetta , per preservare l’integrità dei prodotti tradizionali.
Gestione dei rifiuti e delle accise
Un altro aspetto cruciale nella proposta di Uiv riguarda la gestione della soluzione idroalcolica residua, che dovrebbe essere considerata rifiuto e quindi esente da accise. Questa richiesta non è di poco conto: la valorizzazione dei processi ecologici e la riduzione dei costi burocratici per le aziende vinicole è una questione fondamentale. Riconoscere il sottoprodotto come rifiuto non solo alleggerirebbe il carico fiscale sulle aziende, ma incentiverebbe anche pratiche più sostenibili e responsabili nel settore vitivinicolo.
La futura convocazione delle organizzazioni da parte del Masaf
Un passo verso il dialogo
Uiv esprime ottimismo sulla possibilità che il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali convochi le organizzazioni del settore per discutere la proposta di decreto riguardante il vino dealcolato. L’auspicio è che vengano fornite informazioni dettagliate sui contenuti del nuovo decreto, affinché le imprese possano essere preparate e reattive di fronte ai cambiamenti normativi che si presenteranno. È evidente che la collaborazione tra le associazioni di settore e le istituzioni sarà fondamentale per dare forza alla posizione delle aziende italiane.
L’importanza della concertazione
La concertazione tra il settore vitivinicolo e le autorità competenti non è mai stata così cruciale. I produttori italiani non solo vogliono tutelare i loro diritti e interessi, ma aspirano anche a stabilire un dialogo costruttivo che possa portare a soluzioni condivise. Le sfide normative a livello europeo richiedono una strategia concertata, in grado di conservarne la tradizione e l’identità, immettendo nel mercato innovazione e qualità.
L’attesa di un’espressione ufficiale da parte del Masaf potrebbe segnare una svolta significativa per il settore vinicolo italiano, alla ricerca di una posizione di avanguardia nel panorama vitivinicolo europeo. Con l’auspicio che le esigenze del settore siano ascoltate e accolte, il futuro del vino italico ripone grandi speranze nei prossimi sviluppi legislativi.
