Nella lotta contro lo spreco alimentare, l’Italia si colloca in una posizione preoccupante, occupando il terzo posto in Europa per quantità di cibo sprecato. Con 8,2 milioni di tonnellate di alimenti persi e sprecati, il Bel Paese segue la Germania e la Francia, che registrano rispettivamente 10,8 e 9,5 milioni di tonnellate. Questi dati sono emersi in occasione della 12/a Giornata Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, grazie al focus ‘Spreco e fame 2025’ del Centro Studi Divulga, che ha elaborato informazioni provenienti da Eurostat e FAO.
Le statistiche europee e il ruolo dell’Italia
Spreco alimentare nell’Unione Europea
Secondo il comunicato del Centro Studi Divulga, i tre principali paesi europei per spreco alimentare, ossia Germania, Francia e Italia, rappresentano quasi la metà degli sprechi totali del continente. Queste sono cifre significative che indicano quanto il problema dello spreco alimentare sia diffuso e radicato in Europa.
Dati pro-capite
Analizzando gli sprechi su base pro-capite, emergono ulteriori dettagli. I paesi con le percentuali più elevate sono Cipro, con 294 kg per persona, seguito dalla Danimarca con 254 kg e dalla Grecia con 193 kg. L’Italia, mentre registra un valore di 139 kg pro-capite, si trova comunque al di sopra della media europea, occupando l’11/o posto nella classifica generale. Questo suggerisce che, sebbene ci siano paesi che sprecano di più, l’Italia non è immune da questo fenomeno.
Le cause dello spreco e impatti globali
Composizione degli sprechi alimentari
A livello globale, i dati presentati dal Centro Studi Divulga mostrano che la frutta e la verdura contribuiscono in modo significativo agli sprechi alimentari, rispettivamente con il 20% e il 33%. In particolare, i cereali, che rappresentano uno degli alimenti più consumati nel mondo, coprono il 23% degli sprechi. Al contrario, la carne e i prodotti lattiero-caseari, mentre incidono in volume per l’8%, hanno un impatto economico ben più elevato, rappresentando un terzo del valore totale dello spreco alimentare.
Proiezioni future
Secondo le proiezioni del Centro Studi Divulga, è fondamentale intervenire per evitare un ulteriore incremento dello spreco alimentare. Se non si intraprenderanno azioni concrete, entro il 2033 si potrebbe assistere a un aumento di 230 milioni di tonnellate di cibo sprecato. Questo potrebbe portare a un aggravamento della situazione sia ambientale che economica, rendendo urgente una riflessione e un cambio di passo nella gestione delle risorse alimentari.
Il costo economico dello spreco alimentare
Impatto sulle finanze nazionali
Le perdite create dallo spreco alimentare non si limitano agli aspetti etici o ambientali, ma hanno anche un impatto economico significativo. Secondo il Centro Studi Divulga, ogni italiano spende in media 372 euro all’anno a causa del cibo sprecato, accumulando una perdita complessiva di quasi 22 miliardi di euro. Di questi, il 76% delle perdite economiche è generato a livello domestico, cioè tra le mura di casa.
Distribuzione delle perdite economiche
Le perdite economiche restanti si distribuiscono tra vari settori: il commercio e la distribuzione rappresentano l’8% delle perdite, pari a 1,7 miliardi di euro; la ristorazione incide per il 6%, mentre la produzione primaria e l’industria alimentare coprono entrambi il 6% e il 5%, rispettivamente. A livello dell’Unione Europea, il costo complessivo stimato dello spreco alimentare si attesta intorno ai 145 miliardi di euro, con il 59% di tali costi che si attribuisce al consumo domestico.
In un contesto così grave, è evidente la necessità di strategie efficaci e azioni consapevoli per ridurre il fenomeno dello spreco alimentare e promuovere una gestione più sostenibile delle risorse.
