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L’arte della vinificazione in Italia continua a sorprenderti con storie di passione e impegno. Quest’anno, la cantina Moser ha compiuto 45 anni di attività, ritagliandosi un’importante posizione nel panorama vitivinicolo nazionale grazie al recente premio “5 Grappoli” conferito dalla Fondazione Italiana Sommelier. Fondata nel 1979 da Francesco Moser, ciclista di fama internazionale, e suo cognato Diego, la cantina rappresenta un esempio di tradizione, innovazione e qualità. Nel corso degli anni, Moser ha assimilato i valori di una viticoltura attenta e responsabile, che cerca di sintetizzare l’eredità storica con una prospettiva moderna.
Le origini della cantina Moser
La cantina Moser ha radici profonde nel territorio trentino e ha visto la luce nel 1979, un’epoca di talenti emergenti nel mondo dell’enologia italiana. Allora, Francesco Moser non era solo un ciclista di successo, ma anche un pioniere nel settore vitivinicolo. Insieme a Diego, ha avviato una piccola azienda agricola che si ispirava al modello tradizionale contadino-vignaiolo, focalizzandosi su investimenti nel terreno e sulla valorizzazione delle uve locali.
A distanza di oltre quarant’anni, oggi la gestione è nelle mani della seconda generazione rappresentata da Carlo Moser e Matteo, enologo e cugino di Carlo. Sottolineando l’importanza di mantenere la conduzione familiare, Carlo Moser ha dichiarato che l’azienda ha sviluppato una filosofia produttiva che punta all’alta qualità e all’innovazione. L’attenzione all’eticità e alla sostenibilità è uno degli aspetti chiave della loro visione.
L’innovazione dei vini: la nuova etichetta ‘Tracce’
Un punto di svolta per la cantina è rappresentato dal lancio della nuova etichetta “Tracce”, un Trento DOC Extra Brut. Questo vino, che include anche la prima Riserva dell’azienda, segna un’ulteriore evoluzione nella tradizione enologica della casa Moser. Le bollicine di Tracce nascono da un lungo affinamento, puntando a un Blanc de Blancs distintivo. Moser ha scelto terpeni e varietà di uva Chardonnay coltivate in viticoltura eroica nel Maso Warth, situato a 350 metri di altitudine in Valle di Cembra.
Le uve provengono da vigneti con terreni che si elevano tra i 500 e i 650 metri, dove la sfida della vigna è accentuata dalla pendenza e dai filari impervi. Questo contesto geografico non solo apporta qualità al vino, ma conferisce anche una forte identità territoriale, con metodi di coltivazione che rispettano l’ambiente.
Il futuro della cantina: una visione a lungo termine
Matteo Moser, l’enologo della cantina, ha specificato che la prima Riserva è stata vinificata solo in acciaio, scelta che riflette la trasparenza e l’autenticità del prodotto finale. Sebbene l’azienda tenda a evitare la malolattica, il focus rimane su una qualità ben definita e localmente rappresentativa. I Moser hanno ereditato terreni preziosi in alcune delle aree più vocate del Trentino, come la Valle di Cembra e le colline della Valle dell’Adige.
La linea Trentodoc, che comprende Metodo Classico, gode di fama crescente, con uve esclusivamente di Chardonnay e Pinot Nero. I giovani Moser, Carlo e Matteo, sono impegnati a costruire un futuro luminoso per l’azienda, rimanendo motivati e connessi a una rete di viticoltori emergenti e appassionati. Oltre ai risultati professionali, i due cugini trovano anche tempo per praticare sport e vivere la vita all’aria aperta, un aspetto essenziale per il loro benessere e la loro creatività.