L’Angolino di Firenze: cocktail variopinti in soli 17 metri quadri d’Oltrarno

L’Angolino a Firenze: un bar innovativo con cocktail creativi, prezzi accessibili e un’atmosfera accogliente, gestito da un team internazionale che valorizza la socializzazione e l’esperienza del cliente.

Bar, mixology e cocktail – Via delle Caldaie, Firenze. È un nome che vale la pena ricordare: L’Angolino. Se ti trovi nei paraggi, non perdere l’occasione di visitarlo. Qui il divertimento è garantito. La qualità delle bevande è elevata, con un’ampia scelta di cocktail classici e rivisitati. I prezzi sono contenuti, un aspetto significativo in un periodo in cui trovare un drink sotto i 10 euro è un evento raro. Situato vicino a Santo Spirito, il locale non è invaso dai turisti occasionali, ma è un rifugio per chi cerca una vera esperienza di socializzazione. La filosofia di L’Angolino dimostra che l’ospitalità non dipende solo dagli spazi, ma soprattutto dall’atmosfera e dall’attenzione al cliente.

L’intervista con Dusan Bozic

Otto anni fa, L’Angolino era un bar modesto, con una selezione limitata di drink e vini. Tutto cambiò con l’arrivo di Dusan Bozic, un serbo che, all’epoca, non era un bartender ma un consulente aziendale. Un giorno, per caso, si ritrovò a coprire un turno e, colpito dall’ambiente, decise di rimanere. Da quel momento, la sua passione per il bar crebbe, portandolo a diventare socio.

Dusan, come è iniziata la tua avventura con L’Angolino?
Frequentavo il bar come cliente abituale. Era un luogo semplice, con una selezione di vini e gin limitata e una clientela locale. Un giorno, mi hanno contattato in preda al panico perché un dipendente era assente e rischiavano di non aprire. Non avevo mai lavorato dietro un bancone, ma accettai la sfida. Da quel momento, è iniziato tutto con leggerezza. Poi ho iniziato a occuparmi anche della gestione finanziaria e, infine, ho preso in mano le redini del locale.

Quindi provieni da un background diverso.
Sì, lavoro ancora come consulente per una società americana. Quello che era un hobby è diventato una professione seria. Credo che portare un approccio diverso ci abbia aiutati. Abbiamo mantenuto l’essenza del bar di quartiere, ma con un’organizzazione moderna.

Quali cambiamenti avete apportato al locale?
Abbiamo proceduto lentamente. Non volevamo stravolgere l’atmosfera. I clienti venivano per un Tanqueray tonic, quindi non potevamo proporre immediatamente drink complessi. Abbiamo iniziato con gin particolari, poi cocktail classici poco conosciuti, educando i clienti con pazienza. Oggi, ordinano miscele che otto anni fa non avrebbero mai considerato.

Chi compone il team di L’Angolino?
Siamo un gruppo affiatato. Sergio Borghi è il socio di maggioranza e una figura storica del locale. Pietro Giannetti è con noi da due anni, mentre Federico Domini è entrato a gennaio e si è già integrato perfettamente. Asia Niero si occupa della comunicazione e del design del menù. Siamo pochi, ma con competenze diverse e una visione comune.

Da dove nasce l’idea del menù in stile Pantone?
È stata un’idea dei clienti. Inizialmente, ci divertivamo a dare nomi creativi ai cocktail, ma i clienti iniziavano a chiedere “quello verde” o “quello rosa”. Così, abbiamo deciso di sfruttare questa curiosità e abbiamo creato un menù cromatico, dove ogni cocktail rappresenta un colore specifico.

Funziona davvero? La gente sceglie in base al colore?
Sì, funziona! Specialmente per chi non conosce gli ingredienti. È un modo innovativo per presentare un drink: scegli con gli occhi e poi scopri il sapore. Abbiamo anche creato degli adesivi per ogni drink, diventati una piccola collezione tra i clienti.

Quanti cocktail offrite?
Abbiamo nove drink in menù, ma su richiesta prepariamo tutti i classici. Non possiamo offrire di più a causa dello spazio limitato: il nostro bar è di soli 17 metri quadri. L’idea è di proporre una selezione variegata di distillati, senza dimenticare opzioni a basso contenuto alcolico. Tra le nostre proposte ci sono due varianti di Negroni, un twist sul French 75 e un Gin Basil Smash, oltre a un Espresso Martini rivisitato e un cocktail innovativo chiamato Oyster White.

Perché definirlo innovativo? Come si prepara l’Oyster White?
È composto da vodka infusa con burro d’arachidi, cetriolo, lime e vermouth dry. È un twist sul Last Word, sebbene il sapore possa sorprendere. Quattro ingredienti in parti uguali creano un cocktail freschissimo.

I classici sono ancora richiesti?
Sì, Negroni e Gin Tonic rappresentano metà delle ordinazioni. Negli anni, abbiamo anche promosso cocktail meno noti come Boulevardier e French 75, e ora i clienti li ordinano autonomamente. La nostra fortuna è che i clienti si avvicinano direttamente al bancone, permettendoci di raccontare e coinvolgere.

Come gestite i prezzi?
Ci impegniamo a mantenere prezzi sostenibili. Un Gin Tonic base parte da 8 euro, mentre un Negroni costa 9 euro. Il prezzo massimo è di 13 euro, salvo richieste particolari. Ogni anno, aumentiamo leggermente i prezzi a causa dei costi crescenti, ma senza compromettere la qualità. Abbiamo un magazzino ben fornito, che ci permette di gestire meglio le spese.

Chi sono i vostri clienti?
La nostra clientela è variegata, composta da fiorentini, italiani e stranieri. Fortunatamente, i turisti mordi e fuggi sono pochi, mentre molti studenti ed espatriati risiedono in città.

Come siete riusciti ad attrarre una clientela così eterogenea?
Molti membri del nostro staff provengono dalla Polimoda, e portano con sé amici e colleghi. Questo ha creato una rete di persone poliglotte e molto affezionate, oltre ai clienti di quartiere.

È una scelta strategica avere uno staff internazionale?
Sì, abbiamo compreso che un team internazionale ci avrebbe aiutato a costruire una clientela diversificata, rendendola una strategia consapevole.

Come si forma un team in uno spazio così ridotto?
È una sfida continua. Molti ragazzi iniziano con poca esperienza ma grande motivazione. Mi piace formare da zero, senza pregiudizi. Certo, è necessario seguire da vicino. Ad esempio, il nuovo arrivato ha fatto tre mesi di affiancamento quotidiano, ma poi si integra nel ritmo. Qui servono flessibilità, visione ampia e un pizzico di creatività.

Eventi speciali

È la prima volta che partecipate alla Florence Cocktail Week?
Sì, quest’anno abbiamo debuttato. Non avevamo mai preso parte prima, ma dopo che Julian Biondi ha visitato il nostro bar, ha apprezzato il menù e ci ha invitato. È stato un riconoscimento e anche una sfida: abbiamo poco spazio, ma tante idee.

Perché avete scelto guest così diverse?
Volevamo offrire ai nostri clienti un assaggio di esperienze e stili vari, mantenendo sempre il nostro spirito. Qui, molte persone non conoscono nomi noti del settore, quindi abbiamo optato per un approccio semplice e accessibile.

Qual è stata la reazione del pubblico?
Molto positiva. Abbiamo fatto teaser su Instagram e parlato con i clienti. Molti sono venuti per curiosità, mentre altri si sono fidati di noi. Il passaparola ha avuto un ruolo fondamentale. Le persone cercano esperienze diverse dalla solita serata.

Cosa ti rimane di questa esperienza?
Molti rapporti, idee e scambi. Ogni guest ha portato con sé una selezione di prodotti, offrendo un pezzo di sé. Abbiamo conosciuto nuovi produttori e provato distillati al di fuori dei circuiti commerciali, creando una vera contaminazione.

Progetti futuri

C’è l’idea di portare L’Angolino in trasferta?
Assolutamente sì. Stiamo valutando la possibilità di fare guest reverse, dove ci rechiamo in città amiche come Palermo. È necessaria una buona organizzazione, dato che siamo una realtà piccola, ma la formula è adattabile.

Cosa avete in programma per l’estate?
Stiamo progettando una nuova postazione bar più funzionale, sperando di completarla per l’estate. Inoltre, intendiamo rinnovare il menù, mantenendo il concetto Pantone ma rendendolo più leggero e divertente per la stagione estiva.

Con quale frequenza cambiate il menù?
Vogliamo rinnovare il menù due volte all’anno, in modo da raccontare stagioni, momenti ed evoluzioni.

L’Angolino oggi è…
Un laboratorio. Una casa. Un bar che parla diverse lingue. È Firenze, ma anche un po’ di più.