L’Unione Europea nel mirino dello spreco alimentare: nel 2022 132 kg di cibo persi per abitante

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Nel 2022, l’Unione Europea ha fatto registrare un allarmante spreco di cibo che ha colpito ogni cittadino, con una media di 132 chilogrammi di rifiuti alimentari per abitante. Questa situazione critica, che riguarda tanto le parti commestibili quanto quelle non consumabili degli alimenti, è stata documentata da Eurostat, l’agenzia statistica dell’Unione Europea. La crisi dello spreco alimentare non solo solleva preoccupazioni etiche, ma ha anche ampie implicazioni ambientali ed economiche, evidenziando la necessità di interventi a livello sia nazionale che comunitario.

dimensione del problema

Dati complessivi sui rifiuti alimentari

Nel complesso, l’Unione Europea ha generato nel 2022 circa 59,2 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari. Questo dato fa riflettere sull’impatto che tali abitudini alimentari possono avere non solo a livello individuale, ma anche a livello collettivo, coinvolgendo l’intera filiera produttiva. La quantità di spreco è notevole e sottolinea la responsabilità di singoli cittadini, aziende e istituzioni nel promuovere una cultura del rispetto per il cibo.

Suddivisione dei rifiuti alimentari

Un elemento che emerge dall’analisi di Eurostat è la composizione dei rifiuti alimentari. Il 54% di questi sono generati a livello domestico, corrispondenti a circa 72 kg per abitante. La parte restante, pari al 46%, proviene dalla filiera alimentare a monte. Questo include vari settori economici da analizzare in modo dettagliato per comprendere le aree di intervento.

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fonti di spreco alimentare

Rifiuti domestici

La generazione di rifiuti alimentari a livello domestico si conferma come il problema principale, evidenziando che famiglie e consumatori sono i protagonisti di questo spreco. Gli sprechi in casa derivano principalmente da una cattiva pianificazione dei pasti, dall’acquisto impulsivo e dalla gestione inadeguata della conservazione degli alimenti. Le campagne di sensibilizzazione e l’educazione al consumo responsabile sono fonti fondamentali per ridurre questa situazione.

Industria alimentare

Il 19% dei rifiuti alimentari proviene dalla fabbricazione di prodotti alimentari e bevande, con una stima di 25 kg per abitante all’anno. Questo dato suggerisce problemi legati alla produzione e al processo di distribuzione, dove la gestione inefficiente delle scorte e le norme di igiene possono contribuire al fenomeno.

Settore della ristorazione

Un’altra fonte significativa di spreco proviene da ristoranti e servizi di ristorazione, che contribuiscono con l’11% dei rifiuti, pari a 15 kg per abitante. Due le cause principali: porzioni eccessive e difficoltà nella gestione degli avanzi. Qui sarebbe utile un approccio più innovativo alla pianificazione dei menu, oltre all’implementazione di politiche di donazione degli avanzi.

Vendita al dettaglio e produzione primaria

Infine, il settore della vendita al dettaglio e delle altre attività di distribuzione alimentare generano l’8% dei rifiuti, per un totale di 11 kg per abitante. In questa fase, le strategie di marketing e la pressione per mantenere gli scaffali ben forniti possono contribuire allo spreco. Anche in produzione primaria, dove si registra un altro 8% di rifiuti , possono verificarsi perdite dovute a pratiche agricole inefficaci e alla scarsa gestione post-raccolto.

L’analisi dei dati sullo spreco alimentare provenienti dall’Unione Europea offre uno spaccato della situazione attuale, ma sottolinea anche l’urgenza di adottare misure più efficaci rivolte a ciascuna fase della filiera alimentare, affinché si possa promuovere un futuro più sostenibile e responsabile.

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