Olivicoltura in Toscana: come diversificare la produzione per garantire redditività nel 2024

Olivicoltura in Toscana: come diversificare la produzione per garantire redditività nel 2024 - Fornelliditalia.it

L’olivicoltura toscana sta affrontando sfide significative dopo la campagna olivicola-olearia 2024, caratterizzata da una produzione abbondante di olive ma da una resa ridotta. Coldiretti Pistoia avverte che i produttori si trovano in una situazione difficile e ribadisce l’importanza di diversificare la produzione per garantire sostenibilità e profitto. Approfondiamo le opportunità e le strategie in atto in questo settore cruciale dell’agricoltura toscana.

L’attuale situazione dell’olivicoltura toscana

Produzione e resa nell’attuale campagna

La campagna olivicola del 2024 ha sorpreso molti esperti del settore grazie a un incremento significativo nella produzione di olive in tutta la Toscana. Tuttavia, questo aumento è accompagnato da una bassa resa in termini di oli estratti. Come evidenziato da Coldiretti Pistoia, questa situazione mette nuovamente in discussione la redditività della coltivazione delle olive. Senza innovazione e diversificazione, gli olivicoltori rischiano di compromettere il futuro delle loro aziende.

La cultura dell’innovazione

Coldiretti sostiene che l’unico modo per garantire la sostenibilità economica dei uliveti è attraverso l’innovazione. La diversificazione dei prodotti, ad esempio con l’introduzione di olive in salamoia, è emersa come una delle soluzioni possibili. Questa strategia non solo permette di aumentare i profitti, ma contribuisce anche alla valorizzazione di un paesaggio che rappresenta un patrimonio ecologico e visivo importante per la regione, attirando milioni di turisti ogni anno.

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Esempi di diversificazione nella pratica

La scelta di Tiziano Baioli

Tiziano Baioli, un olivicoltore che fa parte della rete Coldiretti, ha adottato un approccio proattivo per affrontare le sfide del settore. Negli ultimi anni, ha iniziato a conferire parte del suo raccolto di olive di leccino a un’azienda agroindustriale della zona. Questo cambio di rotta gli consente di diversificare la sua produzione e ottenere margini di guadagno più solidi, segno che l’innovazione può ripagare nei momenti difficili.

L’azienda Neri e la produzione in salamoia

La Neri di Lamporecchio è un esempio di azienda che ha saputo adattarsi ai cambiamenti del mercato. Fondata nel 1947, è specializzata nella produzione di sottoli ed ha recentemente ampliato la sua offerta includendo le olive in salamoia. Secondo Alessio Baronti, amministratore delegato della Neri Industria Alimentare, l’azienda ha visto una crescita esponenziale nella richiesta di olive leccino, arrivando a conferire ben 5.000 quintali nel 2024, rispetto a una media di 1.500 quintali negli anni precedenti. Questo segnale rappresenta un chiaro invito a valorizzare le risorse locali e ad ampliare la filiera toscana.

La valorizzazione delle olive toscane

Qualità e mercato internazionale

Le olive toscane hanno il potenziale per essere vendute a un prezzo più elevato rispetto a quelle di altre regioni. Baronti ha dichiarato che la linea toscana viene venduta all’estero a un costo superiore di circa il 20%. Questo è un fattore cruciale che sottolinea l’importanza di puntare su un prodotto di alta qualità, rappresentato da olive con un calibro idoneo, ovvero di almeno 14 millimetri, per soddisfare i requisiti del mercato estero.

Futuro e capacità produttiva

Grazie alla crescente domanda, Neri Industria Alimentare sta valutando un incremento della capacità produttiva per rispondere alle esigenze del mercato. La prospettiva di una maggiore richiesta di olive in salamoia non solo rappresenta un’opportunità di profitto, ma conferma la validità della strategia di diversificazione intrapresa da molti produttori e aziende agroindustriali toscane.

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