Spreco alimentare in Italia: costi crescenti e abitudini da cambiare prima del 2030

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L’analisi annuale dell’Osservatorio Waste Watcher International rivela un preoccupante aumento nello spreco alimentare in Italia. Con cifre che superano i 14 miliardi di euro in sprecati e più di 4,5 milioni di tonnellate di cibo buttato, il costo ammonterebbe a circa 140 euro a testa all’anno. Questi dati emergono in vista della 12ª Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, prevista per il 5 febbraio, e pongono l’accento sull’importanza di azioni concrete per raggiungere l’obiettivo stabilito dall’ONU di dimezzare lo spreco di cibo entro il 2030.

L’andamento degli sprechi alimentari in Italia

Negli ultimi anni, lo spreco alimentare in Italia ha mostrato un trend negativo crescente. Secondo il Rapporto ‘Il caso Italia‘ 2025, presentato in collaborazione con Ipsos e Università di Bologna, il costo annuale dello spreco alimentare ha raggiunto la cifra monstre di 14,1 miliardi di euro. Ciò significa che ogni cittadino italiano butta via circa 139,71 euro di cibo all’anno. Rispetto all’anno scorso, questo valore è aumentato, evidenziando una mancanza di attenzione verso le pratiche di riduzione degli sprechi.

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Le famiglie italiane rappresentano una parte significativa di questo fenomeno, con uno spreco stimato a 8,2 miliardi di euro. Questo dato è allarmante e solleva interrogativi sul comportamento riguardo alla gestione degli alimenti in ambito domestico. Esaminare le abitudini di consumo e le modalità di conservazione del cibo è essenziale per affrontare e ridurre questo problema che affligge la società.

Dati specifici sullo spreco

I dati rivelano che ogni giorno in Italia si sprecano in media 88,2 grammi di cibo a persona, un incremento rispetto agli 81 grammi dell’anno precedente. Su base settimanale, questo si traduce in 617,9 grammi, aumentando da 566,3 grammi. Gli alimenti maggiormente sprecati includono frutta fresca e pane, seguiti da verdura e insalate. Queste informazioni sono cruciali per comprendere le categorie di prodotti che necessitano di una maggiore attenzione e riflessione, sia da parte dei consumatori che dei rivenditori.

La relazione tra spreco alimentare e insicurezza alimentare

Un altro aspetto importante affrontato nel Rapporto è la relazione tra spreco alimentare e accesso a cibo adeguato. L’insicurezza alimentare, misurata dall’indice FIES, ha registrato un aumento del 13,95%, segno di una crescente difficoltà per le famiglie italiane nel procurarsi alimenti sani e sostenibili. Questo fenomeno sembra colpire maggiormente le regioni del Sud e del Centro Italia, dove si riscontrano tassi di impoverimento alimentare significativamente più elevati.

In particolare, il Sud Italia ha visto un aumento degli sprechi pro capite, con una media di 713,8 grammi settimanali per ciascun abitante. Le fasce sociali più vulnerabili spiccano maggiormente nella classifica dello spreco, con un aumento significativo rispetto alla media nazionale. È evidente che le condizioni socio-economiche determinano anche il modo in cui il cibo viene gestito e sprecato.

Azioni da intraprendere: il ruolo delle buone pratiche

Alla luce di questi dati, esperti e attivisti sollecitano l’adozione di azioni concrete. Luca Falasconi, coordinatore del Rapporto e docente presso l’Università di Bologna, suggerisce l’utilizzo dell’app Sprecometro, strumento utile per monitorare e gestire il proprio consumo alimentare. Quest’app non solo offre un metodo per ridurre gli sprechi, ma incoraggia anche comportamenti responsabili nella gestione degli alimenti.

Questi sforzi sono parte di un percorso più ampio, che richiede il coinvolgimento di tutti, dai singoli cittadini fino alle istituzioni e alle aziende alimentari. La soluzione non risiede solo in politiche governative, ma anche nella responsabilità individuale e collettiva nel riconoscere il valore del cibo e nel prevenirne lo spreco. Ogni piccolo gesto conta e insieme può contribuire a un cambiamento direzionale necessario per il futuro.