Cheese 2021, protagonisti gli animali. Storie di latte e di formaggi

di redazione Fornelli d'Italia

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Tutto ciò che vedrete a Cheese 2021 non esisterebbe se non ci fossero gli animali. Non avremmo il latte e i formaggi. Non esisterebbero l’allevamento, gli alpeggi, la transumanza e i pascoli, ad esempio, cose che a Cheese non sarà possibile vedere con gli  occhi ma vivere con altri sensi, il gusto e l’olfatto.

Non solo: senza animali, anche la montagna sarebbe diversa: se le bestie non vagassero all’aperto libere di brucare l’erba il paesaggio sarebbe più incolto, meno vivibile, inospitale e inadatto alle attività umane, prima fra tutte l’agricoltura.

capreEppure se guardiamo ai formaggi e pensiamo al mondo animale, non possiamo certo ragionare soltanto di vacche, di pecore o di capre. Occorre andare oltre e chiederci quali sono gli elementi vivi, appartenenti al mondo animale, che influiscono nel processo che ci consente di avere il latte e di conseguenza il formaggio: non soltanto i capi da latte, ma anche gli insetti impollinatori (a cui dobbiamo le fioriture) e i microrganismi che abitano il suolo: funghi, batteri e lieviti, per citarne qualcuno.

È per questa ragione che Cheese 2021 considera gli animali – come recita il claim scelto per questa edizione della manifestazione – nel senso più ampio: ogni forma di vita interviene nel processo che ci restituisce formaggi che rispecchiano al meglio le caratteristiche di un territorio. Saperlo è un dovere, scoprirlo un piacere.

Non è certo la prima volta che a Cheese parliamo di formaggi naturali, di fermenti, di batteri lattici. Ma quest’anno lo facciamo in un modo ancora più pop – afferma Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus -. Vogliamo parlare ai consumatori, far capire loro le ragioni per le quali da anni insistiamo sull’importanza dei formaggi naturali, educarli a riconoscerli quando li gustano e soprattutto abituarli a sceglierli e a chiederli.

Vale la pena, perché un formaggio naturale e un formaggio con fermenti industriali non sono la stessa cosa. Il sapore, ad esempio, non è paragonabile: nei formaggi freschi la differenza è meno accentuata perché i fermenti non hanno avuto tempo di sviluppare gli aromi, ma in quelli stagionati c’è letteralmente un abisso: anche in soli 20 giorni la flora batterica si diffonde e si moltiplica dando origini a differenze organolettiche notevoli.

Ma non è soltanto una questione di gusto: i formaggi naturali – che, semplificando, sono quelli artigianali realizzati senza l’aggiunta di fermenti industriali – sono l’espressione del luogo in cui vengono prodotti. In altre parole, ne riproducono in miniatura la biodiversità”.

Produrre un formaggio naturale, infatti, significa lavorare con i batteri disponibili per natura: quelli degli animali (tranquilli, è normale: lo stesso corpo umano ne ospita miliardi), quelli che derivano dall’alimentazione al pascolo, quelli dovuti al clima… nel mondo, tutto porta batteri con sé: noi siamo convinti che questa diversità, questa ricchezza, vada salvaguardata. E per farlo occorre dire no a tutto ciò che è omologato e standardizzato, come i formaggi con fermenti industriali.

Cheese, il più grande evento internazionale dedicato ai formaggi a latte crudo e alle forme del latte, torna a Bra (Cn) dal 17 al 20 settembre 2021, organizzato da Città di Bra e Slow Food, con il sostegno della Regione Piemonte. Quest’anno anche due conferenze online che si svolgono giovedì 16 settembre.

Il programma in aggiornamento è su cheese.slowfood.it

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